Turismi, marcatori identitari agroalimentari e sviluppo, se la Calabria dei prossimi anni vuole recuperare molto del tempo e delle grandi occasioni perse in questi anni di sprechi e di scelte miopi e sbagliate, il prossimo assessorato regionale al turismo, strumento istituzionale del quale siamo stati purtroppo ed inspiegabilmente privati in quest’ultimo quinquennio, dovrà puntare strategicamente sulle risorse identitarie dei territori di tutte e cinque le province. Per prendere anzi tutto atto di ciò che già c’è ma che non viene ancora considerato risorsa per la regione. Per ricucire in una cornice coerente ed efficace in termini di marketing le migliori esperienze locali, gli eventi e le tradizioni popolari riproposte da decenni ed in molti casi da secoli. E per riuscire ad offrire all’esterno, sui grandi mercati e flussi turistici internazionali, una proposta unica, completa, multilingue e, quindi, capace di intercettare quanti – e sono milioni in Europa e nel mondo – partono e si spostano alla ricerca di questa precisa e ricca tipologia di offerta turistica. È quanto dichiara l’assessore provinciale al governo del territorio Leonardo Trento complimentandosi con gli organizzatori di due importanti eventi territoriali (BIOS FIERA a Laino Borgo e la Fiera dell’Aglio testa rossa a Fagnano) che, nei giorni scorsi, sono riusciti a ribadire ed a far condividere l’importanza di destinare maggiore attenzione a quei marcatori identitari che altrove, anche in regioni limitrofe come la vicina Basilicata, sanciscono casi di successo e determinano occasioni e realtà di sviluppo e promozione da noi sconosciute!
La Calabria intera – prosegue Trento – è un vero e proprio dedalo di biodiversità ed un laboratorio di eventi storici, tradizioni secolari, fiere e feste quasi sempre collegate a produzioni agroalimentari d’eccellenza e che in molti casi hanno anche rappresentato, in un passato non troppo lontano, la ragione stessa di sussistenza e di crescita di tanti territori. Penso ad esempio all’arancia bionda tardiva di Trebisacce o ai piselli di Amendolara nell’alto ionio, così come all’aglio testa rossa di Fagnano o alla lenticchia di Mormanno o all’extravergine Dolce di Rossano nella Sibaritide, per non parlare di esperienze già più riconosciute come quella della cipolla di Tropea, del Moscato di Saracena, del vino nel Cirotano, del bergamotto in provincia di Reggio Calabria o del cedro sul Tirreno cosentino. Ma mi viene in mente anche l’ultra cinquecentenaria Fiera della Ronza a Campana o la Festa della Transumanza nei comuni dei Crotonese. Ciò che purtroppo è mancato in questi anni è stata la capacità di riconoscere e valorizzare, in una cornice regionale, questo diffuso patrimonio inestimabile e che ha un suo mercato importante, in Italia ed all’estero: quello del turismo identitario, enogastronomico, delle tradizioni e dei paesaggi. Un turismo che non conosce stagioni, che si muove per emozioni e scoperte, che non teme gap infrastrutturali, che è culturalmente medio-alto e dotato di propensione alla spesa. Stiamo parlando di un segmento importante sul quale non è stato fatto nulla nella nostra regione, né da un punto di vista strettamente turistico; ma neppure in termini di investimento ragionato sulle tante realtà agroalimentari locali d’eccellenza o in via d’estinzione per sollecitare, utilizzando diversamente le ingenti risorse comunitarie, quello che da più parti viene ormai definito come il ritorno alla terra delle nuove generazioni. È a questa cornice che vanno destinate le risorse della nuova programmazione comunitaria, unitamente ad un indispensabile investimento sulla riqualificazione della ricettività , sulla rigenerazione dell’esistente, sulla riqualificazione e ri-funzionalizzazione dei nostri tanti centri storici (che sono autentici scrigni identitari e di qualità della vita), senza contare la conseguente tutela del paesaggio che deriverebbe da un più consapevole governo di queste leve di sviluppo turistico diverso e complementare a quello balneare. L’auspicio condiviso è che la prossima stagione di governo di questa regione possa davvero far immetterci sulla strada del turismo e dello sviluppo sostenibile, iniziando a puntare seriamente sull’identità e sulla capacità distintiva che questa terra ha e sulla quale può ancora esprimere nei prossimi tutta la sua competitività rimasta fino ad oggi inespressa e latente.