21 gen 2009

Le banche contro lo sviluppo calabrese

Il costo del denaro, che viene, purtroppo, pagato qui dalle nostre parti, ovvero il doppio rispetto agli altri territori, rappresenta una delle tante gravi questioni aperte di una Regione come la Calabria e un’asfissiante ipoteca su qualsiasi ipotesi di sviluppo regionale.

I tassi usurai praticati da gran parte delle banche calabresi continuano a rendere impossibile fare impresa. E questo trattamento peggiorativo rispetto ad altre realtà nazionali, interessa tutti gli imprenditori e cala una cappa irrespirabile su quanti, a diverso titolo, nutrono ambizioni ed iniziative di sviluppo. La questione, tanto nota quanto ormai inaccettabile, del complicato accesso al credito in questa Regione va affrontato con somma urgenza, in tutte le sedi competenti, coinvolgendo tutti i livelli istituzionali, affiancandosi –ed in ciò sta anche il mio personale elogio per la recente costituzione di parte civile davanti alla Corte d’Appello di Reggio Calabria- all’associazione regionale degli industriali, in prima fila in questa battaglia di emancipazione da condizioni quasi di tipo feudale.

Bene ha fatto la Provincia di Cosenza a prevedere nel bilancio approvato lo scorso 13 Gennaio importanti risorse (4milioni di euro) che serviranno a sostenere le piccole e medie imprese nell’accesso al credito.

Se questa fotografia dell’illecito comportamento del sistema bancario, cui spesso corrisponde, come su uno stesso binario, il dilagare del potere criminale alla perenne ricerca di aziende in crisi, viene letta alla luce degli ultimi risultati Eurispes/Calabria (inflazione al 9.1%, una famiglia su due con difficoltà di bilancio alla terza settimana, 2 imprenditori su 10 che non fanno investimenti, crescita dell’indebitamento bancario ed oltre il 13% di giovani pronti a lasciare la Calabria per cercare lavoro altrove), allora il quadro diventa a tinte fosche e non lascia margini per indugiare oltre. Tanto meno in cerimonie e protocolli.

Perché i gap calabresi rappresentano, anzi continuano a rappresentare, questioni di unità nazionale, alla cui tutela, la Costituzione, chiama in primis il Capo dello Stato con il quale anche su questo importante argomento ci sarebbe piaciuto confrontarci.

Anche per queste ragioni, continuo a sostenere che l’ultima tappa di Napolitano in Calabria è stata, purtroppo, un’occasione mancata.

15 gen 2009

Visita Presidente Napolitano: altra occasione mancata

Mi rendo conto di apparire, forse, sopra le righe, ma non posso esimermi dal constatare, anche a mente fredda, che la visita odierna del Capo dello Stato all’Università della Calabria, in occasione dell’inaugurazione del 36esimo Anno Accademico, ha di fatto deluso le reali aspettative di quanti, in questa Regione periferica da tutti i punti di vista, annettevano ed annettono al dialogo istituzionale con il Garante dell’Unità Nazionale, una importanza certamente superiore al semplice, schematico protocollo imposto da un cerimoniale, fin troppo sbrigativo.

Non credo di essere l’unico ad aver sperato, fino all’ultimo, almeno in un incontro, seppur ridotto per ragioni organizzative, tra una delegazione degli amministratori provinciali e locali di questa importante area del Mezzogiorno ed il Presidente NAPOLITANO, da tanti commentatori e non a torto definito un autentico e storico meridionalista.

Ma così non è stato, perché –evidentemente- in questo modo non si è pensato di strutturare la tappa cosentina del Presidente, male interpretando tuttavia il sentire diffuso, soprattutto tra le popolazioni di questa provincia come dell’intero territorio regionale.

Ci si aspettava, dalla visita del Capo dello Stato, un momento di confronto in più, sulle numerose e complesse questioni aperte che interessano il presente ed il futuro di questa regione.

Da questo punto di vista, la troppo veloce tappa rendese del Presidente della Repubblica, appare di fatto un’occasione mancata.

Ancora una volta si è persa una buona occasione per parlare dei nostri tanti irrisolti problemi.
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