Sono stati e restano i fatti a testimoniare ed a rappresentare lo spessore della straordinaria personalità politica di Cecchino PRINCIPE: uomo delle istituzioni fino all’ultimo; un calabrese del quale la sua regione ed il Sud possono dirsi sinceramente fieri ed orgogliosi; un socialista appassionato, autentico, esemplare.
Di queste qualità , politiche ed umane, non ha potuto non essere influenzato anche il rapporto, proficuo importante e per certi versi unico, che ho avuto l’onore di intrattenere e consolidare col Presidente PRINCIPE, nella mia esperienza all’interno del Gruppo Socialista in Consiglio Provinciale.
Fuggendo, come è mio costume, ogni tentazione retorica, sento di poter sintetizzare nella commemorazione pubblica di questo grande calabrese del Novecento e dei giorni nostri, anche il mio personalissimo ringraziamento per il metodo, lo stile ed i valori che, standogli vicino, Egli è riuscito a trasmettermi.
In tanti, in questi giorni, stanno continuando a tratteggiare, per conoscenza diretta ma anche con notevole capacità di analisi storica, aspetti e profilo di Cecchino PRINCIPE; ognuno contribuendo a delineare un momento, un tassello di una personalità a tutto tondo, autorevole ed umile al tempo stesso.
Il rischio che, soprattutto in occasioni solenni come questa, ci si possa ripetere è tanto forte quanto genuino.
Vale pertanto la pena correrlo, se l’obiettivo perseguito, in assoluta buona fede, è soprattutto quello di trarre, dall’esperienza e dal lascito ideale e politico di questo riformista di rare doti intellettuali, un messaggio valido, utile e concreto per quanti oggi frequentano l’agone politico, per quanti rivestono ruoli istituzionali e, in modo particolare, per le nuove generazioni, in qualunque contesto.
L’impegno politico è in trincea. Ad ogni momento. Senza eccezioni.
Ritengo sia questa l’equazione esistenziale e politica di Cecchino PRINCIPE ed il testimone più eloquente lasciato in eredità condivisa.
Dalla sua prima campagna elettorale per la Costituente, nel 1946, a fianco dell’allora candidato del PSI Pietro MANCINI ai preminenti ruoli di uomo di governo come Sottosegretario all’Agricoltura e successivamente alle Partecipazioni Statali, da Sindaco di una Città divenuta grazie alle sue intuizioni un modello di buona amministrazione per tutto il Meridione a Presidente della Regione Calabria e, poi, a Presidente del Consiglio Provinciale, la parabola di Cecchino PRINCIPE non si è mai spostata dal quadrante della concretezza e della politica intesa come servizio e soprattutto verifica dei risultati.
In una frase: il primato, concettuale e tangibile, della politica del fare rispetto alle chiacchiere della politica.
E’ stato e resterà questo il leit motiv del suo impegno, il significato della sua presenza e del suo innegabile protagonismo nella storia della Sua Rende, della provincia di Cosenza e dell’intera regione Calabria; ma quel pragmatismo, tipicamente socialista, diventa anche, per tutti noi, la sfida più audace a non perdere mai di vista l’obiettivo dell’azione politica quotidiana: corrispondere al consenso politico, migliorando le condizioni di vita dei territori, prestando ascolto a quelle che ieri come oggi sono le voci più deboli della società .
Del resto non può non essere letta in questa precisa chiave interpretativa la missione riformista di Cecchino PRINCIPE rispetto alle condizioni difficili, complesse, preoccupanti oggi quanto ieri, seppur per ragioni diverse, della sua terra, della sua amata Calabria per la quale Egli ha sempre voluto, battendosi in prima fila, la riscrittura del proprio destino: libero, protagonista, orgoglioso. In una parola, autenticamente mediterraneo.
La metamorfosi, progressista, di Rende, un territorio come tanti che con PRINCIPE è diventata invece un punto di riferimento nazionale di buona e lungimirante amministrazione della cosa pubblica, rappresenta forse il paragrafo più illuminante di un ricco curriculum vitae su cui confrontarsi, intimamente, come manuale dell’azione politica ed istituzionale.
La visione permeava le sue intuizioni e trasformava in progetti e realizzazioni quelle che, oggi, tutti definiscono originali politiche pubbliche. Indubitabilmente, riformiste.
Parafrasando il sociologo Franco CASSANO, l’autore del celebre “Pensiero Meridiano”, guardano il risultato Rende, potremmo tranquillamente dire che mentre in altri posti, si cercava altrove il Mediterraneo, la sua identità e le sue risorse, Cecchino PRINCIPE si accorgeva che le potenzialità del Mediterraneo erano proprio sotto i nostri occhi e costruiva, assieme all’Università della Calabria ed al lungimirante disegno urbanistico della Città , uno dei più riusciti esempi di emancipazione culturale, intellettuale ed economica di tutto il Sud Italia.
Non possiamo che prenderne atto.
Se in questa mia modesta pennellata si aggiungono –né potrebbe essere altrimenti- anche i colori del rigore morale e della trasparenza e della capacità di investire, sempre e comunque, sulla sinergia tra territori, che hanno contraddistinto la presenza di Cecchino PRINCIPE nella politica regionale, allora la sua scomparsa –come è stato detto- fa apparire la nostra terra più povera e più fragile.
In questi ultimi mesi, infine, per chi ha avuto l’opportunità di condividere con Lui opinioni ed impressioni, probabilmente con forza simbolica anche maggiore rispetto al passato, la sua figura riusciva a trasmettere in tanti, in me di certo, quella passione –che alcuni chiamano romantica, io dico obbligatoria- nel sentirsi ancorato a grandi valori di appartenenza politica, sintetizzabili in parole e contenuti come uguaglianza libertà storia e progresso, tradendo la quale appartenenza non si può che tradire se stessi.
Di queste qualità , politiche ed umane, non ha potuto non essere influenzato anche il rapporto, proficuo importante e per certi versi unico, che ho avuto l’onore di intrattenere e consolidare col Presidente PRINCIPE, nella mia esperienza all’interno del Gruppo Socialista in Consiglio Provinciale.
Fuggendo, come è mio costume, ogni tentazione retorica, sento di poter sintetizzare nella commemorazione pubblica di questo grande calabrese del Novecento e dei giorni nostri, anche il mio personalissimo ringraziamento per il metodo, lo stile ed i valori che, standogli vicino, Egli è riuscito a trasmettermi.
In tanti, in questi giorni, stanno continuando a tratteggiare, per conoscenza diretta ma anche con notevole capacità di analisi storica, aspetti e profilo di Cecchino PRINCIPE; ognuno contribuendo a delineare un momento, un tassello di una personalità a tutto tondo, autorevole ed umile al tempo stesso.
Il rischio che, soprattutto in occasioni solenni come questa, ci si possa ripetere è tanto forte quanto genuino.
Vale pertanto la pena correrlo, se l’obiettivo perseguito, in assoluta buona fede, è soprattutto quello di trarre, dall’esperienza e dal lascito ideale e politico di questo riformista di rare doti intellettuali, un messaggio valido, utile e concreto per quanti oggi frequentano l’agone politico, per quanti rivestono ruoli istituzionali e, in modo particolare, per le nuove generazioni, in qualunque contesto.
L’impegno politico è in trincea. Ad ogni momento. Senza eccezioni.
Ritengo sia questa l’equazione esistenziale e politica di Cecchino PRINCIPE ed il testimone più eloquente lasciato in eredità condivisa.
Dalla sua prima campagna elettorale per la Costituente, nel 1946, a fianco dell’allora candidato del PSI Pietro MANCINI ai preminenti ruoli di uomo di governo come Sottosegretario all’Agricoltura e successivamente alle Partecipazioni Statali, da Sindaco di una Città divenuta grazie alle sue intuizioni un modello di buona amministrazione per tutto il Meridione a Presidente della Regione Calabria e, poi, a Presidente del Consiglio Provinciale, la parabola di Cecchino PRINCIPE non si è mai spostata dal quadrante della concretezza e della politica intesa come servizio e soprattutto verifica dei risultati.
In una frase: il primato, concettuale e tangibile, della politica del fare rispetto alle chiacchiere della politica.
E’ stato e resterà questo il leit motiv del suo impegno, il significato della sua presenza e del suo innegabile protagonismo nella storia della Sua Rende, della provincia di Cosenza e dell’intera regione Calabria; ma quel pragmatismo, tipicamente socialista, diventa anche, per tutti noi, la sfida più audace a non perdere mai di vista l’obiettivo dell’azione politica quotidiana: corrispondere al consenso politico, migliorando le condizioni di vita dei territori, prestando ascolto a quelle che ieri come oggi sono le voci più deboli della società .
Del resto non può non essere letta in questa precisa chiave interpretativa la missione riformista di Cecchino PRINCIPE rispetto alle condizioni difficili, complesse, preoccupanti oggi quanto ieri, seppur per ragioni diverse, della sua terra, della sua amata Calabria per la quale Egli ha sempre voluto, battendosi in prima fila, la riscrittura del proprio destino: libero, protagonista, orgoglioso. In una parola, autenticamente mediterraneo.
La metamorfosi, progressista, di Rende, un territorio come tanti che con PRINCIPE è diventata invece un punto di riferimento nazionale di buona e lungimirante amministrazione della cosa pubblica, rappresenta forse il paragrafo più illuminante di un ricco curriculum vitae su cui confrontarsi, intimamente, come manuale dell’azione politica ed istituzionale.
La visione permeava le sue intuizioni e trasformava in progetti e realizzazioni quelle che, oggi, tutti definiscono originali politiche pubbliche. Indubitabilmente, riformiste.
Parafrasando il sociologo Franco CASSANO, l’autore del celebre “Pensiero Meridiano”, guardano il risultato Rende, potremmo tranquillamente dire che mentre in altri posti, si cercava altrove il Mediterraneo, la sua identità e le sue risorse, Cecchino PRINCIPE si accorgeva che le potenzialità del Mediterraneo erano proprio sotto i nostri occhi e costruiva, assieme all’Università della Calabria ed al lungimirante disegno urbanistico della Città , uno dei più riusciti esempi di emancipazione culturale, intellettuale ed economica di tutto il Sud Italia.
Non possiamo che prenderne atto.
Se in questa mia modesta pennellata si aggiungono –né potrebbe essere altrimenti- anche i colori del rigore morale e della trasparenza e della capacità di investire, sempre e comunque, sulla sinergia tra territori, che hanno contraddistinto la presenza di Cecchino PRINCIPE nella politica regionale, allora la sua scomparsa –come è stato detto- fa apparire la nostra terra più povera e più fragile.
In questi ultimi mesi, infine, per chi ha avuto l’opportunità di condividere con Lui opinioni ed impressioni, probabilmente con forza simbolica anche maggiore rispetto al passato, la sua figura riusciva a trasmettere in tanti, in me di certo, quella passione –che alcuni chiamano romantica, io dico obbligatoria- nel sentirsi ancorato a grandi valori di appartenenza politica, sintetizzabili in parole e contenuti come uguaglianza libertà storia e progresso, tradendo la quale appartenenza non si può che tradire se stessi.