Il costo del denaro, che viene, purtroppo, pagato qui dalle nostre parti, ovvero il doppio rispetto agli altri territori, rappresenta una delle tante gravi questioni aperte di una Regione come la Calabria e un’asfissiante ipoteca su qualsiasi ipotesi di sviluppo regionale.
I tassi usurai praticati da gran parte delle banche calabresi continuano a rendere impossibile fare impresa. E questo trattamento peggiorativo rispetto ad altre realtà nazionali, interessa tutti gli imprenditori e cala una cappa irrespirabile su quanti, a diverso titolo, nutrono ambizioni ed iniziative di sviluppo. La questione, tanto nota quanto ormai inaccettabile, del complicato accesso al credito in questa Regione va affrontato con somma urgenza, in tutte le sedi competenti, coinvolgendo tutti i livelli istituzionali, affiancandosi –ed in ciò sta anche il mio personale elogio per la recente costituzione di parte civile davanti alla Corte d’Appello di Reggio Calabria- all’associazione regionale degli industriali, in prima fila in questa battaglia di emancipazione da condizioni quasi di tipo feudale.
Bene ha fatto la Provincia di Cosenza a prevedere nel bilancio approvato lo scorso 13 Gennaio importanti risorse (4milioni di euro) che serviranno a sostenere le piccole e medie imprese nell’accesso al credito.
Se questa fotografia dell’illecito comportamento del sistema bancario, cui spesso corrisponde, come su uno stesso binario, il dilagare del potere criminale alla perenne ricerca di aziende in crisi, viene letta alla luce degli ultimi risultati Eurispes/Calabria (inflazione al 9.1%, una famiglia su due con difficoltà di bilancio alla terza settimana, 2 imprenditori su 10 che non fanno investimenti, crescita dell’indebitamento bancario ed oltre il 13% di giovani pronti a lasciare la Calabria per cercare lavoro altrove), allora il quadro diventa a tinte fosche e non lascia margini per indugiare oltre. Tanto meno in cerimonie e protocolli.
Perché i gap calabresi rappresentano, anzi continuano a rappresentare, questioni di unità nazionale, alla cui tutela, la Costituzione, chiama in primis il Capo dello Stato con il quale anche su questo importante argomento ci sarebbe piaciuto confrontarci.
Anche per queste ragioni, continuo a sostenere che l’ultima tappa di Napolitano in Calabria è stata, purtroppo, un’occasione mancata.