Se, oggi, i cittadini del basso e dell’alto ionio e dell’Area Urbana Corigliano-Rossano non possono godere del diritto alla salute così come garantito in altri territori calabresi e d’Italia, ciò lo si deve sia alle scellerate ed assurde scelte di politica sanitaria messe in campo dalla fallimentare esperienza di governo del centro destra guidato dall’ex Governatore Scopelliti; sia all’incapacità, quando non vera e propria apatia, dimostrata in parallelo da quanti, eletti consiglieri regionali da questa vasta area della Sibaritide, non hanno minimamente rappresentato gli interessi e le esigenze fondamentali dei loro stessi elettori e dell’intera popolazione.
Chi oggi tenta di prendere le distanze dal malgoverno regionale di questi anni, dimentica, stranamente, di essere stato in toto sostenitore delle scelte compiute dall'indiscusso ex Governatore Scopelliti il quale, come è ormai triste storia, senza tenere in nessuna considerazione la reale fotografia ed i dati numerici (poi dimostratisi veri e gravi) relativi all’effettiva domanda sanitaria di questo importante bacino di utenza, metteva in atto il suo cosiddetto piano di rientro, tagliando tra gli altri due importanti presidi sanitari della provincia di Cosenza, come gli ospedali di Cariati e di Trebisacce e depotenziando infine gli stessi ospedali di Corigliano e di Rossano.
Mentre il basso e l’alto ionio difendevano a denti stretti l’esigenza, dimostrata vera e fondata dai numeri, di potenziare e semmai di migliorare l’offerta sanitaria esistente invece di tagliare ospedali e pronto soccorso, chi oggi si ripropone ad un posto di consigliere regionale era notoriamente in prima linea nel tessere le lodi di quella cancellazione progressiva del diritto alla salute perpetrato a danno di questo territorio e della sua stessa città e senza aver dato ancora oggi nessuna spiegazione ai cittadini rispetto a quelle scelte. Non si doveva disturbare il manovratore e nessuna delle proposte alternative, realistiche e di buon senso, che all’epoca venivano pubblicamente indirizzate alla Regione Calabria veniva mai seriamente presa in considerazione. - Di denunce di disagi e di disservizi anche gravi, di inefficienza organizzativa interna, di continui trasferimenti senza criteri per non dire sospetti, di riduzione del personale e dei servizi fondamentali è purtroppo ormai piena la cronaca quotidiana dagli ex ospedali di Cariati e di Trebisacce e dagli stessi ospedali di Corigliano e di Rossano, la cui fantomatica riorganizzazione in Ospedale Spoke è implosa e fallita. - In particolare la soppressione dei due pronto soccorso di Cariati e Trebisacce ha determinato un vuoto gravissimo nella risposta sanitaria nei casi di emergenza, ingestibile e non sopportabile dai due ospedali di Corigliano e di Rossano nei quali disagi, attese e disservizi di ogni tipo sono ovviamente triplicati a causa dell’improvviso affollamento dall’alto e basso ionio.
È sotto gli occhi di tutti: sulla sanità territoriale è stato fatto un vero proprio disastro in questi anni. Tentare oggi di annacquare le chiare ed evidenti responsabilità, dirette e politiche, di chi è stato co-protagonista di questo scempio storico, sarà un’impresa ardua rispetto all’intelligenza ed alla pazienza delle popolazioni della Sibaritide che nella breve parentesi Scopelliti, con la complicità silente dei suoi consiglieri regionali locali, sono stati di fatto costretti ad aggiungere al dominio della classe politica cosentina (di centro sinistra) da una parte quello della classe politica reggina (di centro destra) dall’altra!
La mala gestione della sanità in questo territorio ed il silenzio colpevole sul grido di allarme che la Sibaritide ha lanciato senza ascolto e senza interruzione fino ad oggi, rappresenta lo specchio fedele del fallimento plateale (su tutti i fronti: dal dissesto idrogeologico al turismo, dai trasporti ai rifiuti) non soltanto di un Presidente e della sua Giunta ma anche dell’intera squadra politica di consiglieri che fino a poco tempo ne rappresentavano i suoi muti alfieri periferici, alcuni dei quali non temono in queste ore di chiedere asilo politico dalla parte opposta. È da questa fotografia e da questa premessa storica che dovrà partire la reazione democratica di quanti, soprattutto giovani, ancora credono che il destino infelice di questa regione possa essere radicalmente cambiato e preso finalmente nelle proprie mani per restituire ai calabresi diritti e occasioni di crescita, violati e perse.