Nonostante le ripetute promesse degli ultimi anni, la SS106 ionica continua ad essere una vergogna nazionale.
In particolare i proclami di questi giorni confermano, ancora una volta, le reali intenzioni perseguite dall’Anas: collegare il tratto ionico, pugliese e lucano, della SS106, attraverso l’aggancio all’Autostrada A3, con la realizzazione del collegamento Sibari-Firmo e assicurare la comodità a chi scende verso il sud della Calabria di riprendere la 106 a Catanzaro, utilizzando lo svincolo A3 di Lamezia.
Ciò significa, di fatto, lasciare fuori interi tratti della 106 (Sibari – Catanzaro) da qualsiasi previsione di ammodernamento.
Il che vuol dire cioè isolare interi territori che ad essa fanno riferimento quale unica via di collegamento.
Siamo di fronte ad una strategia perversa che, se da una parte facilita e sconta tempi ed investimenti all’Anas, dall’altra isola definitivamente ed in modo assolutamente inaccettabile aree intere della Calabria ionica, semplicemente e vergognosamente bypassate da investimenti e programmazione.
A confermare questa strategia, sotterranea, sono indirettamente le stesse dichiarazioni di questi ultimi giorni.
E’, pertanto, con rinnovata convinzione che rilanciamo il duro monito lanciato dal Vescovo Marcianò: nonostante le promesse, “i nostri occhi non vedono ancora nulla”; salvo dover assistere ogni giorno, alla doppia e triste fotografia di una vergogna nazionale:
1) quella dei disagi enormi per lavoratori, pendolari e turisti;
2) quella, ancor più intollerabile ed incivile, del continuo rischio di incidenti, spesso mortali, al quale sono costretti automobilisti e cittadini.
Sulla 106 il Governo nazionale deve ai Calabresi una maggiore attenzione.
Ancor prima, tuttavia, urge un’azione, condivisa ed efficace, di tutti i parlamentari calabresi su questo handicap che non ha eguali in Italia e che, anzi, continua a costituire uno dei più gravi e latenti attentati all’unità territoriale della Nazione sancita dalla nostra Costituzione Repubblicana.
In particolare i proclami di questi giorni confermano, ancora una volta, le reali intenzioni perseguite dall’Anas: collegare il tratto ionico, pugliese e lucano, della SS106, attraverso l’aggancio all’Autostrada A3, con la realizzazione del collegamento Sibari-Firmo e assicurare la comodità a chi scende verso il sud della Calabria di riprendere la 106 a Catanzaro, utilizzando lo svincolo A3 di Lamezia.
Ciò significa, di fatto, lasciare fuori interi tratti della 106 (Sibari – Catanzaro) da qualsiasi previsione di ammodernamento.
Il che vuol dire cioè isolare interi territori che ad essa fanno riferimento quale unica via di collegamento.
Siamo di fronte ad una strategia perversa che, se da una parte facilita e sconta tempi ed investimenti all’Anas, dall’altra isola definitivamente ed in modo assolutamente inaccettabile aree intere della Calabria ionica, semplicemente e vergognosamente bypassate da investimenti e programmazione.
A confermare questa strategia, sotterranea, sono indirettamente le stesse dichiarazioni di questi ultimi giorni.
E’, pertanto, con rinnovata convinzione che rilanciamo il duro monito lanciato dal Vescovo Marcianò: nonostante le promesse, “i nostri occhi non vedono ancora nulla”; salvo dover assistere ogni giorno, alla doppia e triste fotografia di una vergogna nazionale:
1) quella dei disagi enormi per lavoratori, pendolari e turisti;
2) quella, ancor più intollerabile ed incivile, del continuo rischio di incidenti, spesso mortali, al quale sono costretti automobilisti e cittadini.
Sulla 106 il Governo nazionale deve ai Calabresi una maggiore attenzione.
Ancor prima, tuttavia, urge un’azione, condivisa ed efficace, di tutti i parlamentari calabresi su questo handicap che non ha eguali in Italia e che, anzi, continua a costituire uno dei più gravi e latenti attentati all’unità territoriale della Nazione sancita dalla nostra Costituzione Repubblicana.