Sicurezza, infrastrutture e nuova provincia. Ci pare possa essere letta con questo ordine di priorità, perché così è sentita e condivisa dalle popolazioni interessate, l’agenda politica della Sibaritide nel breve e medio termine. Sicurezza e gap infrastrutturale, in modo particolare, rappresentano per i cittadini di questa importante area della provincia di Cosenza, due questioni di vitale importanza sulle quali confrontarsi, concretamente, in vista delle ormai imminenti scadenze politiche ma, soprattutto, come ineludibile banco di prova per il dopo elezioni di Aprile.
L’escalation di violenza, più o meno criminale, alla quale sta assistendo, sorpresa ed intimorita, la società civile di questo territorio, di fatto trasforma la questione sicurezza e la tutela della legalità nella prima ed assoluta priorità della Sibaritide, a garanzia della democrazia e della economia di quanti vi vivono ed operano.
Senza un impegno rafforzato e congiunto delle istituzioni, delle forze dell’ordine, dello stesso mondo imprenditoriale e di quello associativo, finalizzato a rendere più diffuso, con prese di posizione nette ed atti concreti, la presenza dello Stato nelle nostre città, nei nostri paesi, nei nostri centri storici ma anche nelle nostre campagne, è praticamente inutile affrontare altri temi, per carità anche importanti come, ad esempio, quello del turismo o della programmazione urbanistica locale. La gente deve prima sentirsi sicura. In casa e nelle strade. Al lavoro e nei bar. Nel proprio esercizio commerciale e nei campi di raccolta di questa area. Altrimenti, per la Politica, significherebbe tenere la testa sotto terra, come gli struzzi.
La garanzia del diritto alla mobilità è l’altra vera, autentica preoccupazione di questo territorio. L’esclusione, a volte anche culturale, certamente turistica, della Sibaritide dalle dinamiche che, seppur non eccellenti, comunque toccano e coinvolgono il resto della Calabria e del meridione in genere, dipende in modo direttamente proporzionale dall’ormai insostenibile gap infrastrutturale che priva ogni cittadino di questa zona del diritto costituzionale a spostarsi ed a circolare in qualsiasi parte del territorio nazionale ed europeo.
Ma è, soprattutto, un gap che priva investitori e tour operator della voglia, concreta, di considerare questa parte della Calabria e dell’Italia una utile opportunità, in termini di costi e benefici. Il miglioramento delle reti infrastrutturali sullo ionio e nella Sibaritide deve essere inteso come questione italiana e di unità nazionale. Non è soltanto un problema locale, per quanto grave, di sicurezza sulla strada e di difficoltà di circolazione interna.
In questa ottica, cogliamo l’occasione per rilanciare una proposta che ci sembra concreta, certamente più fattibile, nel breve termine, e meno dispendiosa economicamente. Quella di, stando così le cose ed alla luce del colossale, faraonico progetto di nuovo tracciato della SS106, allargare quanto meno, a 12 metri, i circa 40km di tratto extraurbano sulla ionica da Rossano a Crucoli, essendo proprio questa la parte più pericolosa del tratto di 106 calabrese in provincia di Cosenza.
Il confronto, che dovrà certo riprendere ed in modo diverso, sulla istituzione di nuova provincia, la sesta in Calabria, viene dopo. Qui e adesso, ai cittadini della Sibaritide urge stare e lavorare in sicurezza e migliorare gli standard di circolazione fisica ed economica. Una nuova provincia, più vicina alle esigenze ed alle attese di questo territorio, non potrà che contribuire a migliorare la soluzione di quelle indicate e di altre priorità. Ma seguire, oggi, un metodo, chiaro e concreto, nell’individuazione delle reali priorità nell’agenda politica ed istituzionale di questo territorio, non potrà che agevolare sia la persa in carico delle questioni stesse, sia soprattutto l’avvicinamento della politica alle reali richieste delle popolazioni locali. Senza fumo negli occhi.
16 feb 2008
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